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Stella Gubelli
Amministratore Delegato
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La figura del Sustainability Manager sta assumendo un ruolo sempre più rilevante all’interno delle imprese, anche se il contesto normativo europeo mostra segnali di rallentamento. Le aziende si trovano oggi davanti a una duplice sfida: da un lato, definire con chiarezza il posizionamento organizzativo e il perimetro operativo di questa funzione; dall’altro, integrare in modo trasversale le competenze ESG nei processi organizzativi.

Questo articolo esplora l’evoluzione del ruolo del Sustainability Manager attraverso tre “posizioni in campo” – portiere, mediano e attaccante – per raccontare come la sostenibilità, da obbligo di conformità, stia diventando leva strategica per l’innovazione e la competitività.

Un’identità dinamica, che cambia con l’impresa

La presenza del Sustainability Manager sempre più si sta affermando all’interno delle aziende. Si tratta di una figura professionale trasversale, chiamata a orientare l’organizzazione lungo un percorso di integrazione della sostenibilità nel modello di business, con il ruolo di attivatore del cambiamento: coordina processi, stimola relazioni interne e promuove visioni che mettono in connessione gli obiettivi aziendali con le istanze degli stakeholder.
Non esiste un’unica definizione del “pacchetto” di compiti e responsabilità del Sustainability Manager. Il perimetro d’azione varia molto in base al settore, alla dimensione, alla cultura aziendale e al livello di maturità rispetto ai temi ESG. Per questo motivo, la funzione può assumere configurazioni differenti: da figura compliance-oriented a profilo strategico con influenza diretta sul business.

Nel tempo, si è assistito a una progressiva professionalizzazione della figura: da ruoli costruiti sul campo, spesso ricoperti da risorse interne già presenti, si è passati a manager sempre più specializzati, con competenze in rendicontazione, stakeholder engagement, governance della sostenibilità, gestione di progetti ad alto impatto ambientale e sociale.

Tre “posizioni in campo” per leggere il ruolo del Sustainability Manager

Il “portiere”: presidio della conformità – Nelle imprese che interpretano la sostenibilità principalmente in chiave di conformità normativa, con un approccio reattivo rispetto alle sollecitazioni esterne (clienti, banche, legislatore), il Sustainability Manager assume un ruolo cruciale nel gestire processi e presidi legati al rispetto delle norme e alla risposta alle richieste ESG.
In questo contesto, le sue attività includono:
• la definizione di policy formali;
• il supporto nei percorsi di certificazione;
• la raccolta e gestione dei dati per la rendicontazione;
• la risposta a richieste di assessment da parte di stakeholder esterni.

Il suo profilo si avvicina a quello del Responsabile Qualità, HSE o dei Sistemi di Gestione, con una forte attenzione agli aspetti di verifica e controllo. È una configurazione tipica di aziende di piccole o medie dimensioni, in una fase iniziale di maturazione sul tema.
In termini calcistici, qui il Sustainability Manager “indossa i guantoni del portiere”: difende la porta, protegge l’organizzazione da rischi normativi e reputazionali, e garantisce che l’azienda resti in gioco.

Il “mediano”: catalizzatore di iniziative
Quando la sostenibilità è vista come uno strumento per mitigare impatti negativi o generare impatti positivi, il ruolo del Sustainability Manager si fa più interfunzionale e operativo.
In queste aziende, spesso di dimensioni maggiori e con una maggiore sensibilità ESG, il Sustainability Manager:
• attiva sinergie tra funzioni e progetti;
• coordina iniziative in ambito ambientale e sociale;
• dialoga con stakeholder chiave;
• valorizza le buone pratiche già in essere.

L’approccio è concreto, orientato al risultato e focalizzato sul breve-medio termine.
In campo, questo manager “gioca da mediano”: non sempre visibile ma fondamentale nel tenere insieme la squadra, distribuire gioco e costruire azioni collettive.

L’“attaccante”: stratega dell’innovazione sostenibile
Infine, nelle imprese che concepiscono la sostenibilità come leva strategica per la competitività e l’innovazione, il Sustainability Manager ha un ruolo attivo nella definizione degli obiettivi ESG e nella creazione di nuovi modelli di business sostenibili.
Qui il suo contributo si estende a:
• guidare processi di innovazione di prodotto e servizio;
• integrare la sostenibilità nella visione strategica aziendale;
• creare valore attraverso progetti ad alto impatto.

In questo caso, “indossa la maglia dell’attaccante”: è in prima linea, segna nuovi traguardi, rompe gli schemi e porta l’organizzazione a vincere la partita della transizione sostenibile.

Prospettive future

Alla luce della battuta d’arresto che l’Europa sta registrando sul piano normativo, è probabile che anche la diffusione della figura del Sustainability Manager nelle aziende che ancora non ne sono dotate subirà un rallentamento.
Tuttavia, riteniamo che nel medio periodo si consoliderà la tendenza a istituire unità organizzative dedicate esclusivamente alla sostenibilità, poste a diretto riporto del vertice aziendale e caratterizzate da competenze specialistiche, in particolare nel supporto alla pianificazione strategica.
Parallelamente, si assisterà a una crescente diffusione trasversale delle competenze ESG all’interno dell’organizzazione, con la presenza di professionisti in ruoli tecnici – inseriti nelle funzioni operative tradizionali – che dovranno affiancare alle proprie competenze specialistiche una solida conoscenza dei temi legati alla sostenibilità.

Che si tratti di portieri, mediani o attaccanti, ciò che conta è che le aziende inizino a “giocare di squadra”, facendo della sostenibilità non solo una funzione dedicata, ma una cultura diffusa e condivisa.

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