Una sfida per le filiere
Le aziende della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) occupano una posizione nevralgica lungo la catena del valore, fungendo da snodo tra l’industria e i consumatori, assumendo un ruolo determinante nella diffusione di pratiche sostenibili sia nel mondo della produzione che del consumo. Proprio per questa funzione di raccordo, la GDO è oggetto di una crescente attenzione da parte del legislatore e dell’opinione pubblica che chiedono trasparenza, tracciabilità e responsabilità lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti commercializzati.
La normativa europea
L’attuale contesto normativo europeo, in continua evoluzione, rappresenta per le imprese operanti nel settore una sfida significativa, che non può essere affrontata senza il coinvolgimento dei player a valle e a monte della catena. Nell’ambito del Green Deal, l’Unione Europea ha introdotto un quadro regolatorio articolato, volto a rafforzare l’impegno e la trasparenza delle aziende in materia ambientale, sociale e di governance (ESG).
Le realtà operanti nella GDO, per via del loro nesso con il settore primario e per le loro dimensioni, rientrano pienamente nell’ambito di applicazione delle normative europee in tema di sostenibilità.
Tra le principali disposizioni comunitarie che impattano la Distribuzione Moderna si annoverano:
- La Strategia “Farm to Fork”, asse portante del Green Deal per il sistema agroalimentare europeo, che mira a rendere le filiere alimentari più sostenibili, inclusive e resilienti. La strategia promuove l’accesso a un’alimentazione sana, la riduzione dell’impatto ambientale della produzione, una maggiore trasparenza per i consumatori e un ruolo attivo della GDO nel migliorare le pratiche di approvvigionamento, etichettatura, distribuzione e lotta allo spreco
- Diversi regolamenti settoriali specifici, tra cui l’EUDR (Regolamento sulla Deforestazione), il PPWR (Imballaggi e Rifiuti da Imballaggio) e l’ESPR (Regolamento Ecodesign), che introducono requisiti più severi in termini di tracciabilità, economia circolare e sostenibilità ambientale[1].
- La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), che attribuisce alle aziende la responsabilità di monitorare e mitigare gli impatti ambientali e sociali generati lungo l’intera catena di fornitura;
- La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), recepita in Italia con il D. Lgs 125/2024, che estende progressivamente gli obblighi di rendicontazione ESG a un numero sempre maggiore di imprese, incluse quelle non quotate di grandi dimensioni e coinvolgerà la quasi totalità delle imprese della Distribuzione. Inizialmente prevista per il 2025, per la quasi totalità delle imprese del settore, l’entrata in vigore della CSRD, inizialmente prevista per il 2025 è slittata di due anni grazie all’approvazione della misura “stop the clock”, inserita nel recente “Pacchetto Omnibus” europeo.
[1] Il Regolamento sulla Deforestazione e quello sull’Ecodesign sono già in vigore, con applicazione rispettivamente a partire dal 30 dicembre 2025 e dal 18 luglio 2026
Al di là degli obblighi normativi, molte aziende del settore hanno già avviato percorsi volontari di integrazione e rendicontazione e dei temi ESG, spinti dalla volontà di rafforzare il proprio posizionamento, gestire meglio i rischi e rispondere alla crescente sensibilità dei consumatori.
Gli impatti del settore
Per le imprese della Distribuzione Moderna, affrontare le sfide della sostenibilità implica adottare una visione strategica che integri i temi ambientali, sociali e di governance nel cuore delle decisioni aziendali. Con riferimento agli impatti ambientali, uno degli ambiti più critici del settore riguarda la gestione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra. Le imprese della GDO, pur generando un impatto diretto attraverso le proprie operazioni, si trovano a fronteggiare anche gli effetti derivanti da una lunga e complessa catena del valore, che include produttori e fornitori dei prodotti commercializzati all’interno dei punti vendita.
Questo implica la necessità di analizzare in modo approfondito i rischi e le opportunità legate al cambiamento climatico non solo all’interno delle proprie strutture, ma anche lungo tutta la supply chain. In tale contesto, la collaborazione diretta con i fornitori è leva indispensabile: attraverso un dialogo costante e la condivisione di best practices, le imprese della GDO possono influenzare positivamente le pratiche ambientali dei fornitori, ottimizzando le proprie performance, ma anche riducendo le emissioni di gas serra lungo l’intera filiera. Ma non solo, tra le sfide di carattere ambientale, rientrano anche gli impatti relativi all’adozione di pratiche circolari nella gestione dei rifiuti, alla riduzione dello spreco alimentare e all’ottimizzazione del packaging. Pertanto, le aziende della Distribuzione Moderna sono chiamate a intraprendere analisi approfondite e azioni concrete, per adattarsi alle sfide emergenti e garantire la sostenibilità a lungo termine.
Sul piano sociale, le imprese del settore si trovano ad affrontare due sfide primarie, entrambe strettamente interconnesse: la gestione sostenibile delle risorse umane e la cura del consumatore. In relazione alla forza lavoro, che nelle aziende della Distribuzione Organizzata attrae indicativamente 450.000 addetti , la gestione del benessere dei lavoratori si traduce nell’adozione di politiche di welfare aziendale mirate, nella promozione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro e della valorizzazione e inclusione delle diversità.
Un ulteriore aspetto rilevante riguarda la formazione continua, con particolare attenzione alla preparazione tecnica dei dipendenti coinvolti nelle operazioni quotidiane e nella gestione del prodotto. La GDO è inoltre chiamata a sviluppare una cultura inclusiva, che favorisca la diversità e l’integrazione tra le varie categorie di lavoratori, assicurando pari opportunità e condizioni di lavoro dignitose per tutti. Parallelamente, il settore è sempre più focalizzato sulla tutela del consumatore, che si traduce, tra le altre cose, nella garanzia di prodotti sicuri, tracciabili, accessibili e conformi agli standard di qualità e sicurezza, aspetti che rivestono una grande rilevanza per consolidare e mantenere una relazione di fiducia duratura. La trasparenza nei processi e la tracciabilità dei prodotti sono componenti chiave di una strategia che mira a rispondere alle crescenti aspettative di responsabilità da parte dei consumatori e che lega, oggi più che mai, il mondo della Distribuzione con quello dell’industria, garantendo la tracciabilità lungo tutta la catena del valore, dalla produzione fino al punto vendita.
La sfida per le filiere di fornitura
Le aziende della Distribuzione devono gestire un ampio e variegato panorama di fornitori, che spazia dalle piccole imprese locali alle grandi multinazionali. Questo vasto network rende necessaria una gestione attenta e articolata della filiera, dove la collaborazione e la trasparenza tra le parti diventano elementi imprescindibili. Le imprese della GDO, infatti, stanno progressivamente spostando l’attenzione verso un coinvolgimento più attivo dei propri fornitori, mirando non solo a garantire la qualità dei prodotti, ma anche a rispondere alle nuove aspettative dei consumatori, sempre più orientati verso la sostenibilità; queste realtà si trovano di fronte alla crescente necessità di integrare criteri di sostenibilità nelle proprie politiche di selezione e valutazione: la tradizionale selezione di partner, basata su parametri economici e qualitativi, è sempre più spesso affiancata da nuovi criteri, che includono la sostenibilità ambientale ed etica.
Diventa quindi sempre più chiaro che, per i fornitori della Distribuzione, questa evoluzione comporta sfide significative, soprattutto per le imprese di piccola e media dimensione.
Per i produttori di grandi dimensioni adottare pratiche sostenibili oltre che fattore di competitività e di reputazione, diventa condizione indispensabile per mantenere rapporti stabili con i principali operatori della distribuzione. L’adeguamento agli standard ESG richiesti dalle aziende della GDO entra così a pieno titolo nelle strategie aziendali di questi player, molto spesso già fortemente orientati alla sostenibilità. Situazione diversa per i produttori di piccole e medie dimensioni, per i quali allinearsi ai nuovi standard può comportare alcune criticità, direttamente proporzionali alla capacità di adottare un approccio strutturato alla sostenibilità, che spesso queste realtà, composte in prevalenza da artigiani locali o piccole aziende produttive, ancora non possiedono.
La mancanza di risorse interne, di competenze specifiche e sistemi di gestione adeguati può rendere difficile soddisfare i criteri ESG richiesti dalla GDO. L’assenza di processi tracciabili, di certificazioni, di politiche formalizzate e di un monitoraggio continuo, può limitare la possibilità di accedere a partnership con grandi operatori della distribuzione. Pertanto, per trasformare l’adozione di pratiche sostenibili in un’opportunità strategica, è fondamentale che i piccoli produttori vengano supportati attraverso formazione, assistenza tecnica e accesso a strumenti che facilitino l’implementazione di standard di sostenibilità, garantendo così una transizione efficace e vantaggiosa per entrambe le parti. Con un approccio di questo tipo, le PMI possono diventare partner ideali con i quali collaborare, andando a valorizzare caratteristiche già distintive – come l’uso di materie prime a km zero, il radicamento nel territorio o tecniche produttive a basso impatto ambientale.
La sostenibilità, se gestita e comunicata in modo credibile, può diventare la chiave per accedere a segmenti di clientela sensibili a questi valori, che i piccoli produttori, da soli, non avrebbero la forza di raggiungere. I fornitori che risponderanno positivamente alle richieste del Retail in tema ESG avranno l’opportunità di accrescere la propria presenza e reputazione sul mercato, mentre quelli che non riusciranno ad allinearsi rischiano di essere progressivamente esclusi da una filiera sempre più sensibile alla sostenibilità.