Un settore al centro del Green Deal europeo
La sostenibilità è oggi una delle sfide centrali per il futuro del sistema agroalimentare europeo, e il comparto della trasformazione della carne è pienamente coinvolto in questo processo di cambiamento. Inserito all’interno di una filiera complessa e articolata, il settore è direttamente interessato dai cambiamenti promossi dal Green Deal europeo, la strategia con cui l’Unione Europea punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Poiché il comparto agroalimentare incide in modo significativo sulle emissioni di gas serra a livello continentale, l’UE ha individuato la transizione verde di questo settore come una priorità strategica, definendo azioni concrete attraverso la strategia Farm to Fork, il cui obiettivo è quello di promuovere un modello produttivo che coniughi sicurezza alimentare, riduzione dell’impatto ambientale e tutela delle generazioni future.
La Farm to Fork: obiettivi e implicazioni per il settore
Nell’ambito della strategia Farm to Fork, le imprese della trasformazione della carne sono chiamate a contribuire positivamente al cambiamento dell’intera filiera, in coerenza con i principi di responsabilità estesa, due diligence e approvvigionamento sostenibile.
Tra le priorità, il benessere animale rappresenta oggi una leva fondamentale per la sostenibilità. Il rispetto delle cinque libertà, da fame, sete, dolore, paura e disagio, e la possibilità di esprimere comportamenti naturali, è tutelato da una normativa europea strutturata, che disciplina allevamento, trasporto e macellazione. A questa dimensione regolatoria si affianca una crescente pressione dell’opinione pubblica, con consumatori sempre più attenti a condizioni di allevamento etiche e a un uso responsabile degli antibiotici.
Il tema si collega anche alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), che impone alle imprese con oltre 1.000 dipendenti di monitorare e prevenire i rischi ambientali e sociali lungo la catena del valore. Per chi opera nella trasformazione della carne, ciò significa verificare non solo le condizioni di allevamento e trasporto, ma soprattutto la provenienza e la sostenibilità ambientale e sociale delle materie prime.
Un ulteriore fronte cruciale riguarda le emissioni climalteranti generate nella fase di allevamento. Sebbene le aziende della trasformazione della carne non ne siano direttamente responsabili, possono esercitare un’influenza significativa sull’intera filiera attraverso l’adozione di criteri di acquisto più sostenibili. L’utilizzo di mangimi innovativi, l’impiego di additivi per la riduzione delle emissioni e l’impiego di fonti proteiche alternative rappresentano parametri concreti da integrare nei processi di selezione dei fornitori. Allo stesso modo, la scelta di partner che adottano pratiche innovative come la produzione di biogas da reflui e scarti organici, può diventare un elemento distintivo e premiante. Sostenere attivamente queste scelte virtuose contribuisce a rendere più efficace e credibile il percorso verso la sostenibilità dell’intera filiera.
Restano invece ambiti di responsabilità diretta per le imprese della trasformazione gli interventi volti a ridurre la propria impronta ambientale, come l’efficientamento energetico degli impianti e l’adozione di soluzioni di confezionamento più sostenibili (approfondite nel capitolo successivo).
Inoltre, la strategia europea prevede misure anche per la riduzione degli sprechi alimentari. Le aziende sono invitate a ottimizzare la gestione delle eccedenze, valorizzare i sottoprodotti e migliorare le modalità di etichettatura e conservazione per evitare perdite evitabili. A queste si affianca la spinta verso una riformulazione dei prodotti secondo criteri nutrizionali più sani, con meno zuccheri aggiunti, grassi e sale, e una maggiore trasparenza nei confronti del consumatore, anche tramite sistemi di etichettatura nutrizionale e ambientale più chiari e accessibili.
Il packaging: tra praticità e responsabilità ambientale
Negli ultimi anni, il consumo di carni confezionate, spesso in vaschette di plastica, è aumentato nella grande distribuzione per motivi di praticità, sicurezza igienica e durata di conservazione. Tuttavia, questa tendenza si inserisce in un contesto di crescente attenzione normativa e sociale sul ruolo degli imballaggi nella sostenibilità ambientale.
Nel 2022, nell’UE sono stati generati circa 83,4 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio (186,5 kg pro capite), di cui il 19% in plastica. Solo il 41% di questi rifiuti plastici è stato effettivamente riciclato, evidenziando un significativo divario tra produzione e recupero.Per affrontare la questione, l’UE ha introdotto misure strutturali come la Direttiva (UE) 2019/904 sulle plastiche monouso (SUP), che vieta l’uso di determinati articoli e impone requisiti severi di riduzione, riciclabilità e responsabilità estesa per i materiali ancora ammessi.
A rafforzare questo quadro è arrivato il nuovo Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR), approvato nel febbraio 2025 e in vigore da agosto 2026, il regolamento prevede:
• obbligo di utilizzare solo imballaggi pienamente riciclabili entro il 2030;
• contenuti minimi di materiale riciclato;
• divieti su imballaggi non necessari;
• obiettivi di riutilizzo per settori specifici;
• etichettatura ambientale armonizzata.
Rendicontazione e strategia: la sostenibilità come leva competitiva
L’evoluzione del quadro normativo europeo e la crescente attenzione di tutti gli stakeholder ai fattori ESG stanno accelerando la transizione dell’industria alimentare verso modelli più sostenibili. Per le imprese della carne trasformata, questo cambiamento rappresenta non solo un obbligo, ma un’opportunità concreta per rivedere il proprio ruolo nella filiera e differenziarsi sul mercato.
Intraprendere un percorso di sostenibilità significa innanzitutto riconoscere e presidiare i temi trasversali, comuni a tutte le aziende del comparto:
• Ridurre l’impronta ambientale ed energetica, migliorando l’efficienza produttiva e ricorrendo a fonti rinnovabili;
• Promuovere ambienti di lavoro sicuri e inclusivi, valorizzando il capitale umano attraverso politiche di benessere e sistemi di welfare;
• Rafforzare l’etica e la trasparenza aziendale, adottando strategie ESG strutturate e un dialogo efficace con gli stakeholder.
A queste si affiancano alcune leve di sostenibilità specifiche per il settore della carne trasformata, che rappresentano ambiti prioritari di intervento:
• Promozione di pratiche zootecniche sostenibili lungo la filiera, attraverso la verifica del rispetto del benessere animale e la definizione di criteri di approvvigionamento responsabile, finalizzati a selezionare fornitori che adottino pratiche a minore impatto ambientale e sociale;
• Gestione sostenibile degli imballaggi, in linea con le normative vigenti, ricorrendo a materiali riciclabili, compostabili o riutilizzabili;
• Contrasto allo spreco alimentare, ottimizzando i processi, recuperando le eccedenze e migliorando la gestione delle scadenze;
• Riformulazione dei prodotti per una dieta più sana e trasparenza verso i consumatori, tramite etichette nutrizionali e ambientali chiare e leggibili.
In questo scenario si inserisce la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), recepita in Italia con il D.Lgs. 125/2024, che introduce l’obbligo per le imprese di integrare nel bilancio una Relazione di sostenibilità conforme agli standard europei (ESRS). Con l’emendamento “stop the clock” approvato ad aprile 2025, l’entrata in vigore dell’obbligo è stata posticipata di due anni. Questa modifica è parte del più ampio “Pacchetto Omnibus”, finalizzato a semplificare e armonizzare il quadro regolatorio europeo.
Tuttavia, nel contesto appena analizzato, la rendicontazione non rappresenta soltanto un adempimento formale. Anche in assenza di obblighi normativi, infatti, le aziende possono scegliere di redigere un bilancio di sostenibilità su base volontaria, cogliendo l’opportunità di posizionarsi in modo proattivo rispetto alle aspettative di mercato. In entrambi i casi, la rendicontazione si configura come uno strumento strategico per dimostrare in modo credibile e trasparente l’impegno dell’azienda verso la sostenibilità e generare valore attraverso una comunicazione ESG chiara, strutturata e comparabile. A oggi, la capacità di misurare, gestire e comunicare i propri impatti rappresenta quindi un elemento distintivo per innovare il proprio modello di business, accrescere la competitività e costruire relazioni solide con gli stakeholder.