Contatta l’autore

Stella Gubelli
Amministratore Delegato
stella.gubelli@altisadvisory.com

La gestione responsabile della filiera è una componente sempre più centrale nei percorsi di sostenibilità delle imprese. I recenti scandali che hanno coinvolto noti brand del lusso per la mancata vigilanza sul rispetto dei diritti umani nei propri fornitori dimostrano quanto questo tema sia attuale e strategico.
Nonostante alcuni rallentamenti normativi a livello europeo, l’attenzione verso le pratiche ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle supply chain rimane alta. Se l’UE non avesse manifestato ripensamenti sulle recenti disposizioni normative attorno alla sostenibilità, oggi potremmo affermare che la gestione delle filiere secondo criteri sociali, ambientali e di buon governo sarebbe diventata una prassi nelle relazioni commerciali. La CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), infatti, avrebbe potuto segnare una vera svolta, rendendo obbligatoria l’integrazione dei criteri ESG lungo tutta la catena del valore.

La CSDDD: stato dell’arte e proposte di modifica

La direttiva, nella sua versione approvata dal Parlamento europeo nel 2024 e con entrata in vigore inizialmente prevista per il 2027, introduceva obblighi specifici per le grandi imprese (oltre 1.000 dipendenti e fatturato superiore a 450 milioni di euro):
• integrazione della due diligence dei fornitori nelle politiche aziendali;
• identificazione degli impatti negativi effettivi o potenziali sui diritti umani e sull’ambiente lungo l’intera catena del valore (inclusi subappaltatori);
• adozione di misure concrete per prevenire, mitigare o eliminare tali impatti (es. modifiche contrattuali, formazione, audit);
• monitoraggio dell’efficacia delle misure adottate;
• comunicazione trasparente delle attività (in coerenza con la CSRD).

Tuttavia, il cosiddetto “Pacchetto Omnibus”, volto a semplificare gli oneri normativi per le imprese europee, ha proposto una serie di modifiche alla CSDDD:
posticipo dell’entrata in vigore di un anno (dal 2027 al 2028 per la prima tranche di aziende coinvolte)
limiti al perimetro di due diligence: obbligo limitato ai fornitori diretti (Tier 1)
applicabilità solo ai fornitori con oltre 500 dipendenti
minore frequenza dei controlli: si propone che la due diligence non sia più annuale, ma effettuata ogni 5 anni.
snellimento degli aspetti legali, tra cui eliminazione dell’obbligo di terminare un rapporto commerciale con fornitori non conformi.

  • CSDDD – versione originaria
  • Due diligence sull’intera catena del valore
  • Valutazioni annuali
  • Obbligo di interruzione del rapporto con fornitori non conformi
  • Entrata in vigore al 2027
  • CSDDD – proposte di modifica (Omnibus)
  • Limitata ai fornitori diretti (Tier 1), estendibile solo se necessario
  • Ogni 5 anni, con aggiornamenti ad hoc
  • Eliminato: resta una facoltà
  • Posticipata al 2028

Oltre la normativa: reputazione e competitività

Al di là degli obblighi legali, la gestione responsabile della filiera è oggi, come dimostrano i recenti scandali, una questione cruciale anche per la reputazione aziendale e la fiducia del mercato.
Implementare un processo strutturato di mappatura, gestione e controllo dei fornitori non è semplice, ma è un percorso necessario. Deve essere sviluppato in modo graduale, coerente con le risorse, le competenze e le peculiarità dell’impresa.
La gestione responsabile dei fornitori dovrebbe coinvolgere tutte le entità contrattualmente legate all’azienda, siano esse fornitrici di prodotti o servizi, con rapporti continuativi o occasionali. In fase iniziale, tuttavia, è utile adottare criteri di priorità, ad esempio:
• budget di spesa allocato sul fornitore;
• rilevanza strategica del fornitore;
• localizzazione geografica;
• capacità di influenza sul fornitore.

Il contesto attuale: dati e approcci

Due sono gli approcci principali alla gestione responsabile della catena di fornitura:

1. Approccio orientato alla gestione dei rischi
È il punto di partenza per molte aziende e si concentra sull’identificazione, valutazione e controllo dei rischi ESG legati alla filiera di fornitura. Include:
Mappatura dei fornitori (per area geografica, settore, rilevanza);
Strutturazione del Codice fornitori, che definisce standard ambientali, sociali ed etici;
Raccolta dati ESG attraverso strumenti di assessment ESG (rating ESG)
Attivazione di audit ESG, per verificare la conformità del fornitore rispetto alle dimensioni ESG

2. Approccio strategico
È un’evoluzione del primo approccio: i fornitori non sono solo soggetti da monitorare, ma veri partner con cui co-generare valore. Il modo per creare solide basi per una collaborazione orientata alla generazione di valore è favorire nei fornitori la costruzione di competenze interne, attivando percorsi di sensibilizzazione, contaminazione e capacity building. Partendo da questo, si potranno attivare concrete partnership volte alla co-progettazione di prodotti e servizi.

Conclusioni e proposte operative

L’approccio più diffuso oggi rimane quello orientato alla gestione dei rischi, incentrato sull’individuazione e mitigazione di criticità lungo la catena del valore. Sebbene rappresenti un passaggio necessario, questo approccio da solo non è più sufficiente per rispondere alle crescenti aspettative del mercato, della normativa e degli stakeholder.

L’approccio strategico alla gestione della supply chain ESG offre un’evoluzione sostanziale: sposta il focus dal mero controllo alla creazione di valore condiviso, trasformando i fornitori in partner attivi di innovazione e sostenibilità. Attraverso percorsi di formazione, co-progettazione e sviluppo congiunto di soluzioni più responsabili, le imprese possono costruire filiere più resilienti, trasparenti e competitive.

È comunque necessario adottare un approccio graduale, compatibile con le risorse disponibili, ma al tempo stesso strutturato e orientato al lungo termine.

Un possibile percorso operativo utile per integrare le dimensioni ESG nella gestione dei fornitori si compone dei seguenti step:

  1. Mappare la supply chain: classificare i fornitori per rilevanza, categoria merceologica, localizzazione;
  2. Definire un Codice fornitori: stabilire standard minimi da rispettare a cui i fornitori devono aderire;
  3. Valutare i propri fornitori secondo criteri ESG: attraverso questionari calibrati sulla struttura del fornitore;
  4. Attivare audit ESG: focalizzati sui fornitori prioritari per verificare la conformità e individuare le aree di miglioramento.

Contattaci

Siamo sempre pronti a diventare parte di nuove storie di persone e organizzazioni che si impegnano a essere più responsabili e sostenibili. 

Se vuoi sapere come fare, chiedici maggiori informazioni sui nostri servizi di consulenza o raccontaci la tua esigenza specifica. Puoi farlo scrivendo all’indirizzo e-mail info@altisadvisory.com, oppure compilando il modulo di contatto.