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Valentina Bramanti
Responsabile Strategia e Reporting
valentina.bramanti@altisadvisory.com
Nel linguaggio finanziario, un’informazione è considerata “materiale” quando la sua omissione o presentazione errata può compromettere la capacità degli stakeholder di prendere decisioni consapevoli nei confronti di un’impresa. In altre parole, la materialità esprime la rilevanza strategica di un’informazione, perché permette di capire quali fattori incidono sulla capacità dell’impresa di generare valore economico nel medio-lungo periodo.
Questo concetto è stato ripreso anche nell’ambito della sostenibilità, dove una questione è ritenuta materiale se ha – o potrebbe avere – un impatto rilevante su persone, comunità e ambiente. La materialità, in quest’ottica, non identifica solamente le informazioni di sostenibilità da rendicontare all’interno del Bilancio/Relazione di sostenibilità, ma rappresenta una leva fondamentale per definire in modo consapevole gli indirizzi strategici dell’impresa, concorrendo a integrare più efficacemente la sostenibilità nei processi aziendali.
Il cambio di paradigma sancito dalla CSRD
La valenza strategica della materialità ha trovato un riconoscimento formale con l’introduzione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), emanati nell’ambito della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che sanciscono il principio della doppia materialità.
Secondo questo approccio, una questione è considerata materiale non solo se genera impatti significativi sull’ambiente, sulle persone o sulla società (prospettiva inside-out), ma anche se può influenzare in modo rilevante le performance economico-finanziarie dell’impresa e la sua capacità di creare valore nel tempo (prospettiva outside-in).
La sostenibilità, dunque, non è più vista esclusivamente come un elemento reputazionale o di responsabilità sociale, ma entra a pieno titolo nei processi di valutazione dei rischi e di individuazione delle opportunità di business.
Dalla materialità al piano strategico di sostenibilità
Il processo di doppia materialità delineato dagli ESRS si articola in tre fasi fondamentali:
1. l’analisi del contesto interno ed esterno in cui opera l’azienda;
2. l’identificazione degli impatti, rischi e opportunità (IRO);
3. la valutazione della rilevanza degli IRO, secondo la logica della doppia materialità.
Affrontare questo processo con rigore metodologico consente di andare oltre la mera esigenza di rendicontazione e pone le basi per la definizione di una strategia che consenta di rafforzare gli impatti positivi, cogliere le opportunità di mercato e ridurre o compensare quelli negativi, mitigando i rischi.
Questo percorso prende forma attraverso un Piano strategico di sostenibilità, che definisce:
• le direttrici di impegno e gli obiettivi associati, declinati lungo le tre dimensioni ESG;
• un piano d’azione operativo associato a ciascun obiettivo e articolato rispetto a un orizzonte temporale.
L’analisi di doppia materialità rappresenta, dunque, il punto di partenza per:
• mappare e sistematizzare le iniziative di sostenibilità esistenti, a partire dal modello di business e dalla catena del valore;
• individuare trend settoriali e riferimenti normativi attraverso attività di benchmarking;
• raccogliere e comprendere le aspettative degli stakeholder interni ed esterni, costruendo una prima lista di impatti, rischi e opportunità;
• selezionare, con il coinvolgimento degli stakeholder, gli elementi realmente rilevanti per l’impresa, secondo la logica della doppia materialità, da integrare nei pilastri strategici e nel piano operativo.
Per tradurre concretamente i risultati dell’analisi di doppia materialità in un Piano strategico di sostenibilità, è utile procedere con i seguenti passaggi: aggregare gli impatti, i rischi e le opportunità rilevanti in pilastri strategici coerenti con il modello di business e distintivi; associare a ciascun pilastro dei macro- obiettivi; costruire un piano d’azione strutturato con iniziative concrete, responsabilità definite, orizzonti temporali, risorse dedicate e indicatori di monitoraggio. Un approccio particolarmente efficace è quello bottom-up, che prevede il coinvolgimento trasversale dei responsabili di funzione, proprio a partire dall’analisi di materialità: così facendo il Piano strategico diventa uno strumento operativo condiviso, radicato nei processi organizzativi e sostenuto dalle persone che ne garantiranno l’attuazione.
Analisi di materialità e piano strategico: un’opportunità anche per le PMI
Anche le piccole e medie imprese, pur non soggette agli obblighi previsti dalla CSRD, possono trarre grande beneficio dall’analisi di doppia materialità, utilizzandola come leva per costruire una strategia di sostenibilità coerente con le proprie caratteristiche. Ciò richiede un approccio proporzionato, che adatti il processo alla dimensione, alla struttura e alle risorse disponibili. Non è, ad esempio, indispensabile coinvolgere tutti gli stakeholder: è spesso più efficace un coinvolgimento mirato, facendo ricorso a strumenti già in uso, come indagini interne, relazioni consolidate o momenti di confronto informale.
Per una PMI, investire in questo percorso significa orientare con maggiore consapevolezza le proprie scelte strategiche, rispondere in modo proattivo alle richieste di clienti e istituti finanziari, dare valore alle iniziative già in corso e prepararsi gradualmente alle richieste delle grandi aziende della catena del valore.
Si segnala che la versione semplificata degli Standard ESRS – i Voluntary Sustainability Reporting Standards for SMEs (VSMEs), proposta da EFRAG per le PMI escluse dagli obblighi di rendicontazione ESG – sostituisce il principio di doppia materialità con il criterio semplificato dell’“if applicable”, con l’obiettivo di ridurre il carico informativo per le piccole imprese. Questa scelta, tuttavia, rischia di limitare i benefici interni derivanti da un’analisi più approfondita e customizzata sul modello di business dell’impresa.
In conclusione, l’analisi di materialità può e deve essere considerata anche al di fuori della logica della rendicontazione. È, infatti, uno strumento utile per avviare una prima riflessione sugli impatti che l’impresa genera e subisce, favorendo la costruzione di una maggiore consapevolezza interna. Anche in assenza di un bilancio di sostenibilità, l’analisi di materialità aiuta l’organizzazione a chiarire le proprie priorità, promuovere un confronto trasversale tra funzioni e porre le basi per lo sviluppo di una strategia più solida, credibile e coerente con la propria identità.